PREGHIERA DELICATA

 




Preghiera delicata

 

Traspare la delusione

che dagli occhi arriva al cuore.

Cos’è la vita senza amore?

La voglia di carezze

la voglia di pregare

la voglia di ascoltare,

non si spendono più belle parole!

Nelle mie inquietudini il fuoco della gentilezza voglio coltivare.

Nel buio della notte,

ho sognato che questo malefico

qualcosa potesse migliorare.

Nulla muterà.

Né avidità, né razzismi, né falsità,

in questa vita, sincera macchina della verità.

Il dolore del mondo esonda dal profondo

e una preghiera si innalza delicata.

Lasciami affidare senza confusione

al mutar degli eventi.

Lasciami accogliere la crescita delle cose

senza poterle governare.

Lasciami stare con le domande senza condannare.

Lascia che venga a trovarmi quella rabbia inaudita

e le grandi verità che guidano la mia vita.

È una preghiera delicata,

in questo mondo da lusinghe abbagliata.

Ferma le lacrime Ti prego,

e dall’alto del grande volo, invitami a dire

“è un momento solo!”.



Pia Di Berardino




IL SENTIERO DELLA VITA



Il sentiero della vita

 

Magico autunno,

tempo profondo della vita,

si staccano le foglie dal ramo

e le vanitá che nel corpo abitano.

Autunno, come vecchio che invecchi,

ti trascini lontano

e giá tutto si placa prima che insecchi.

Tappeti dai vivi colori volgi

e per ogni dove stendi lungo il sentiero della vita.

Ora con le prime brume avvolgi ogni cosa,

ora con improvvisi scrosci di pioggia accidiosa.

Ora invochi il grande guerriero arcobaleno,

ora ricordi alle rondini il viaggio sereno.

Ora all’improvviso fai tremare l’albero,

con il vento,

cosí possono le foglie scherzare senza tormento.

Anche questa ch’é estrema illusione di felicitá,

ha giardino fiorito d’amenitá.

C’é strada fuor d’ogni oscura notte,

presagio di ritorno alla vita,

con stelle incorrotte.

Autunno ora soave, ora tonante,

tocchi l’anima ch’é viva e vibrante.

In questa impervia ascensione,

insegni l’amore con altro adore.

Quanta bellezza sul sentiero della vita,

solo Dio sa quale strada é adita.

Se tra lo stupore della luce radente,

qualche tramonto perdo,

della primavera arguisco

la gemma patente.

 


Pia Di Berardino



 

LE MIE MONTAGNE

 


Le mie montagne


Accarezzano il cielo

le montagne alte e maestose,

incrollabili dimore degli dei,

distolgono il pensiero

di colmare spazi silenziosi

con futili parole.

Conosco questo posto

dove il peso della vita svanisce.

Appartengo alla montagna,

in questo silenzio trovo risposte,

sorriso e pace.

Mi attirano queste magiche vette

e l'eleganza che le veste

di albe e tramonti.

Ascolto il suono dei miei passi

infrangere il silenzioso sottobosco,

il battito d’ali di uccelli che si alzano in volo,

il mio respiro fondersi con il fresco venticello.

Affido le tempeste a questo torrente

e tutto si trasforma in suoni delicati.

Alzo lo sguardo,

seguo le rondini e l’armonia del loro volo;

risalgo questo luogo dell’anima

e lascio che il distacco sia davvero tale,

fatto di assenza

di non essere raggiungibile.

Alla sera,

al di sopra delle miserie umane,

le mille piccirelle*

spandono la luce su questa natura

madre e matrigna

e le stelle parlano alla notte.



Pia Di Berardino


*lucciole




LA PAZIENZA



La pazienza


Una voce nel silenzio

Mi scuote da questa lenta agonia.

 

Avverto l’affannoso respiro della natura

Campanello d’allarme della distruzione.

Una Pandemia annunciata e catastrofica

Getta l’uomo nell’oblio.

 

L’insostenibile ritmo della nostra poderosa crescita

E’ stato interrotto dal più piccolo essere vivente.

Comprendo tutto, spengo le parole.

 

La coscienza del nostro limite non frena

Quell’innaturale e malsana brama di potere.

Quanto resisterà la pazienza discreta

Come il soffio leggero delle sue foreste?

 

E’ una calma apparente.

 

Guardo il cielo, anche le stelle restano distanti questa notte

Nulla è cambiato e nulla cambierà

Fino a quando non apriremo il nostro cuore al mondo.

 

L’accoglienza offerta ha un costo,

Il rispetto di Colei che ci ha ospitato

Nel suo magnifico giardino.

 

 

Pia Di Berardino

 



VIVERE LA BELLEZZA



Vivere la bellezza


Camminiamo felici su questo giardino di Eden

ma non calpestiamo alcun fiore

e l'abbondanza dilaga, quando al mattino

lodiamo il nostro Dio per essere vivi.

 

Distogliamo lo sguardo da spettacoli manipolanti

che hanno già danneggiato le giovani menti.

 

Passano le intemperie della vita

senza vincitori ne' perdenti.

 

Con slancio vitale, uniti nell'ambiente

viviamo in armonia,

non prendiamo più del necessario.

 

Circondati dalla bellezza della semplicità

risorgeremo a vita nuova

senza menzogne e deliri di onnipotenza,

ma con umana umiltà

che sanifica, come una carezza protettrice,

questa terra offesa e trasfigurata.

 

Coltiviamo il candore, la libertà, la giustizia,

l'arte, la poesia e la passione per la vita.

Diretti verso il limite, ripensiamo tutto.

Mentre il buio si nutre dei colori dell'aurora

viviamo immersi in questa bellezza.

 

 

Pia Di Berardino 

 



ARRIVERA' L'ESTATE

 


Arriverà l’estate


Presto arriverà l’estate,

estenderà prodiga energia e calore

su tutte le cose.

Vedrò il vento divertirsi tra i fili d’erba

e sentirò la carezza ammaliante

sulla mia pelle viva e naturale che,

liberata dai pesanti fardelli invernali

si crogiola e si indora al sole

come l’alta spiga

flessuosa e sottile.

E’ questo il vento che porterà

Profumi di una nuova vita,

ardente di coraggio e

desiderosa di libertà.

Presto arriverà l’estate.

Intreccerò collane con ametiste spighe di lavanda

e mi lascerò andare

in una danza lenta

come una foglia al soffio di una cicala.

I miei occhi si perderanno

nel blu intenso dei fiordalisi e

il mio animo tornerà

chiaro e nuovo.

 

Nelle calde serate

in attesa del lungo tramonto,

sentirò i profumi dei fornelli

salire dal basso verso l’alto;

ascolterò le voci delle mamme

correre dietro i bambini per la cena.

Lentamente calerà la notte

su questo mondo incerto.

Sembrerà un miraggio

la pioggia di luce lunare;

trasformarsi in una pandemia d’Amore.

Questo è il mondo che è sempre stato.

 


Pia Di Berardino










L’ATTESA



L’ATTESA


In Alto era pieno di armonia,

canti melodiosi trascendevano la realtà

avvolgendola in un’aura infinita.

 

Caduta sulla terra,

vedo uno sciame di gente disperata

inseguire sua maestà il denaro

e sua santità la prepotenza.

 

E’ un mondo feroce e spietato

che ha dimenticato la misericordia.

L’Amore, pressochè svanito,

può rinascere

facendomi dimenticare di essere vissuta

tra sofismi, meschinità e viltà.

Solo l’Amore redime le anime

Lascio i pensieri.

Fanno male.

Volo con gli aquiloni

Dentro ai cieli delle fiabe.

Ho bisogno di luce non di tenebre

e mentre un filo sottile mi lega all’Infinito,

volteggio leggera

in attesa di tornare a casa.

 

Pia Di Berardino



 

MARIA E VINCENZO

 



MARIA E VINCENZO

sotto un cielo stellato

 

Si, voi siete poesia,

poesia che si fissa nella mente,

eterna ed immortale:

ad occhi chiusi

ora resti ad ascoltare

mentre lo stormo di pensieri

si allontana...

É il vento, spalanca all’improvviso

la finestra,

provi un improvviso turbamento

e mentre si avvicina

gli sussurri:

“Spero che tu non abbia

quel peso sul cuore”.

Lui sorride, ti abbraccia

teneramente.

Poi il silenzio, surreale, profetico

su questo amore profondo, intenso

inciso sulla pietra, immortale.

Non servono parole

c’é chi giura averli visti

camminare mano nella mano

verso la via di Collepiano

sotto un cielo stellato

di galassie illuminato.

Quando credi nei miracoli

cominciano ad essere reali.

 

 

Pia Di Berardino


PUO' ESSERE COSI'

 



Può essere così

 

Com’era bella

La mia gioventù!

Adesso, come macigni

Mi sovrastano i pensieri

Avanzano con impeto

Nella stagione della maturità.

E’ un ‘epoca che parla

Dell’Amore che finisce,

neve sciolta al sole.

Questo soffio di vento

Gira direzione

In qualsiasi momento.

Fra tanto squallore

Che costo ha la tenerezza?

Non muore questa vita

Per il germe dell’ignoranza

Né per la coscienza

Resa povera

Né per l’Amore assente.

Oltre quella porta

Quasi uno spiraglio

C’è un mondo meraviglioso

Popolato da uomini liberi

Poveri di cose

Ricchi di serenità.

Esiste qualcuno

Per condividere il tempo

E quel misterioso sentimento

Che attraversa e mai stanca

L’Anima?

L’Amore Eterno, Infinito, Universale

Son qui, di nuovo, ad innamorarmi di Te.

Può essere così.

 

 

Pia Di Berardino


NEL SILENZIO

 



Nel silenzio

 

Le immagini della notte fredda

Si fondono armoniosamente

Con le note silenziose

Di questo primo

Timido giorno.

Guardo il sole

Puro, candido

Estendere una luce

Lieve

Definirsi in Amore

Tenero, dolce.

Ascolto, guardo

Senza parole

Nel silenzio.

Volo, volo alto

Verso l’Infinito

Verso il cielo e oltre.

Se esiste il Paradiso,

l’ ho sfiorato!

 

 

Pia Di Berardino


UN RAGGIO DI LUCE

 



Le cose che ci circondano hanno un loro linguaggio...

                  Un raggio di luce

 

Senz’aria nè colore

questo tempo

mi porta sulle ali di un sogno,

dove una luce forte illumina le buie stanze

e dà nuovo colore e voce viva

ai quadri, ai vasi con i fiori.

La mia antica casa

mi parla da ogni angolo più remoto,

le stoffe vellutate ricordano le mie mani,

i nastri colorati riconoscono i miei capelli,

li intrecciano delicatamente.

Infanzia, età della purezza e dell’incanto,

un sogno che si apre in un mondo

per alcuni ormai smarrito.

La tranquillità era palpabile

e scandita dai lenti ritmi

di una vita semplice, onesta, quasi perfetta.

Quella mattina un raggio di luce,

giocava un po' tra il buio della stanza e brillava oltre misura.

Le bambole erano là,

mi guardavano un po' stranite.

Tanto tempo era passato.

Nicoletta e Marisa erano “piccine piccine”.

La nonna, ago e filo alla mano le aveva cucite con trine e stoffe colorate.

Due bottoni per occhietti, belli da sembrare veri;

fili di lana gialli e arancioni per capelli

ed un sorriso rosso che non sempre corrispondeva al vero…

Me ne prendevo cura, le abbracciavo

e loro mi raccontavano

cose che i grandi non avrebbero capito

Nicoletta e Marisa, in silenzio mi ascoltavano,

come si ascolta una canzone antica

della quale si rintracciano le note del ritornello

nella memoria del cuore …

 

 

Pia Di Berardino


MI PARLANO DI TE

 


Santo Stefano



Mi parlano di te

 

Non avevano casco,

neanche guanti

e avari di paraorecchie gli operai di Santo Stefano di Sante Marie.

Alloggiavano in una baracca di palanche

in un cantiere di Ostia Lido.

Una notte il Tevere si infurió,

la falda d’acqua esplose:

i montanari abruzzesi con i loro letti navigarono.

“Ingegne’ é troppo! Cosi é troppo!”

Non era ingegnere, non era abruzzese,

anche lui senza casco e di un paese senza Santo.

Sapeva leggere un disegno,

era il loro capo. Giusto per diritto e sfida

li portó al piano alto,

chiusero gli infissi con tavole e giornali.

Ogni tanto a fine settimana,

ritornavano al Paese di Silone.

Non c’é opera d’arte nel mondo,

diga, ponte, galleria, che non abbia la tua firma

cittadino d’Abruzzo, di Santo Stefano.

Lavoro, progresso, libertá

conquistata dopo tanto dolore.

Oggi, se mio padre fosse qua

e tu gli chiedessi : “Angeli’ tu che dici? Sará il caso?

Papá risponderebbe: “Venimmo facenno, Ingegne’”.

 


Pia Di Berardino


‘NGELINO ‘ELLA FONTE


‘Ngelino ‘ella Fonte

 

Ti ricordo come una storia meravigliosa,

come una fotografia che raggiunge l’eternitá,

come una melodia che scalda l’anima in religioso silenzio.

E’ la stagione del lavoro.

E’ la stagione per raccogliere le spighe dorate verso i “Piani di Pezza”.

E’ la stagione della sopravvivenza.

Nulla ti spaventa caro ‘Ngelino ‘ella Fonte.

La gente chiede e il tuo papá risponde:

“’icetelo a ‘Ngelino se é fatto lo rane!”

Timido ragazzo, ti senti importante.

Santo Stefano, Rovere, Frascati.

Piccolo ragazzo dai folti capelli, su un letto di “sarmente” dormi.

Sei forte, insieme al tuo papá non temi niente.

Una triste notizia ti lascia solo e nello sgomento, e,

in pieno giorno, l’ombra della sera scende.

Conosco nonno grazie ai tuoi racconti e mi parli di lui fino al tramonto,

quando viene quaggiù per riprenderti. Ho i brividi papá, non posso continuare.

Sei un uomo giusto e con i giusti riposi. Sei nei luoghi più belli.

Sei nei cieli di luce e calore. Non più nel vento del rigido inverno.

E’ vero papá, faceva freddo quel giorno!

 


Pia Di Berardino



 

TI CERCO

 


Ti cerco

 

 Avanzo in questo mattino di fine inverno

in una strada di spine.

Chiedo una preghiera che scaldi il cuore

e liberi le emozioni più profonde

in questa vita impoverita di te.

La mia preghiera sei tu mamma!

E’ il tempo dei sogni,

delle passeggiate

della brezza leggera;

mentre primavera canta la sua purezza,

Le note vibrano nella mia anima.

Ti cerco.

Ti cerco per ascoltare parole che placano la mia inquietudine,

ti cerco per raccontare cose belle,

ti cerco come una bambina che non trova la sua mamma…

Ti cerco in ogni luogo,

quasi perdo il fiato!

Poi, quando l’amore vince la morte,

mi sussurri che sei qui ad attendermi,

che mi sei vicina,

che non devo aver paura.

Ovunque si diffonde il profumo di te.

E’ amore vero quello che ci unisce.

Sono lontana da te,

ma non dalla tua anima.

 

Pia Di Berardino





JO FOCO ALLA CAPANNA

 


Jo foco alla Capanna


Jo foco alla Capanna

 

Tradiziuni a non fenì ci stao a jo paese mì.

La Veggilia de Natale è la più bella, se ‘nfoca la Capanna alla montagna.

Se mettano le stanghe j’ otto e’ dicembre portate a peje da Castiglione fino a jo monte. Jo compare Rasimeglio, pe’ omaggià jo Bambineglio, avverte i paesani de lassà nà torzetella pè accompunne la Capanna, a jo Faito, vecino alla Portella.

Mamma mè, quanta fatica a traccià la montagna tutta de neve ammantata! La speranza è quela de ‘ncontrà, ne jo silenzio, jo Redendore dell’Umanità.

Fenito jo Vespro, se ‘nfoca la Capanna.

Quanta gente alla Piazzetta, co’ le scarpe ‘mezzo alle pescolle! Eppuri ci se òle coscì bene, semo tutti più frategli.

Arde arde la Capanna, e tira no vento friddo che te se’ porta. Tutti stritti a occhià addò jo fume pò girà.

Se gira alla vigna e’ Strichetto, uva in quantità, se gira a jo casale e’ nonnitto, castagne da reccolle, coscì stà scritto, se piega alla campagna, cordisco e rane in abbondanza, se tira alla montagna, tanta la preoccupazzione, carestia e fame pe tutta la popolazzione.

Comme è bella la Capanna, zichi e rossi se ‘ncantano a occhialla! Mai na’ luce coscì bella, che la Marsica, la Sabina, il Cicolano poo vedella.

Se rentra a casa, la stufa appicciata, j’arbereglio ‘lluminato, jo tavolino apparecchiato, e nonna a cucinà jo capitone che non pò mancà; è tutto ‘no profumo che se spanne pe’ la casa.

Tra lo sacro e lo profano, arriva la Messa e’ mezzanotte. La via de’ Marsi se anima co’ la luce delle ‘ntosse pe’ jo Splendore che sta pe’ nasce.

Alla piazzetta tutti ‘ntorno ajo faló a cantà la Pastorella. Alla Chiesa s’appiccia la Cometa e se scrope jo Bambineglio su j’Ardare.

Jo prete ‘ntona jo Gloria pe’ tutta gente de’ bona volontà.

Sò scritto tutto a jo presente, pecchè de vesto non me oglio scordà gnente.

 

 

Pia Di Berardino




Il fuoco alla Capanna




Tradizioni a non finire sono nel mio Paese.


La Vigilia di Natale è la più bella, si infuoca la Capanna* alla Montagna.


Si mettono le stanghe* l'otto di dicembre, portate a piedi da Castiglione, fino alla Montagna*.

Il compare Rasimeglio, per omaggiare il Bambinello avvisa i paesani di lasciare una fascina di legna da accatastare alla Capanna, al Monte Faito, vicino la Portella.


Mamma mia quanta fatica per salire la Montagna di neve ricoperta! La speranza è quella di incontrare nel silenzio, il Redentore dell'Umanita'.


Finito il Vespro si dà fuoco alla Capanna*.


Quanta gente alla Piazzetta, con le scarpe dentro le pozzanghere! Eppure ci si vuole così bene, 

siamo tutti come fratelli. 


Arde arde la Capanna e tira un vento freddo che ti porta via. Tutti stretti a guardare dove il fumo si può dirigere. 


Se si dirige alla vigna di Strichetto, uva in quantità, se si dirige al casale di mio nonno, castagne da raccogliere, così è scritto, se si dirige verso la campagna, grano, patate, fagioli in abbondanza,

se si dirige verso la montagna, tanta è la preoccupazione, carestia e fame per tutta la popolazione. 


Come è bella la Capanna, piccoli e grandi si incantano a guardarla! Mai una luce così bella che la Marsica, la Sabina, il Cicolano possono ammirare. 


Si rientra a casa, la stufa accesa, l'alberello illuminato, il tavolino apparecchiato e nonna a cucinare il capitone che non può mancare; è tutto un profumo che si diffonde nella casa.


Tra il sacro ed il profano, arriva la Messa di Mezzanotte.  La Via dei Marsi si anima con la luce delle 'ntosse* per lo Splendore che sta per nascere.


Alla Piazzetta, tutti attorno al falò a cantare la Pastorella. In Chiesa si accende la Cometa e si scopre il Bambinello sull'Altare. 


Il prete intona il Gloria per la gente di buona volontà. 


Ho scritto tutto al presente perché non voglio dimenticare nulla. 




Pia Di Berardino 



*Stanghe-pali di legno, lunghissimi e pesanti 


*Castiglione-località di Sante Marie


*Capanna-con attorno i pali di legno, venivano accatastate le fascine a mo' 

di Capanna. 


* 'Ntosse-torce di legno realizzate con un procedimento particolare.







le 'ntosse