UNA STORIA


 

Una storia

 

Tanti anni fa, in un bosco nasceva da un “ciocchetto” un bambino da un nome inconsueto;

Reginaldo, così era stato chiamato, si distingueva dai suoi fratelli per impegno e responsabilità, anche se la delicatezza e la sensibilità non sempre lo guidavano nelle sue azioni.

Un giorno però, la mamma, gli affidò dei pulcini da poco usciti dall’uovo, che egli tenendoli tra le mani riuscì a governarli con attenzione.

Reginaldo quando era studente, si fece notare per la sua intelligenza intuitiva, soprattutto nelle materie scientifiche; un insegnante di Matematica che molti alunni temevano, spesso lo lodava, portandolo come esempio davanti a tutti i compagni di classe.

Quando giunse alle Superiori, cominciò a trascurare alcune materie,  perché, voleva rendersi subito indipendente  a differenza dei suoi coetanei,  trovandosi dei lavoretti nel campo dell’edilizia e , in poco tempo guardando gli operai più anziani imparò a fare, non solo il muratore, ma anche l’idraulico e l’elettricista; queste due ultimi competenze le aveva imparate da solo, carpendo i segreti del mestiere, ai mastri più anziani.

Anche con le tute da lavoro spesso sporche, la sua figura conservava la dignità e un fascino particolare.

Non mancava mai di sorridere pure nella fatica; fu anche di quelle tute che rimase colpita una ragazza di un altro paese e cominciò una storia tra i due, che pian piano diventò una bella storia d’amore.


Pia Di Berardino

TIRICCICCHITICCICCHITICICCICCHITI


Tiriccicchiticcicchiticiccicchiti

 

S’era fatto scuro pece

Ma co’ ’nacciangata stemmo alla casa

de’  Sterina  pe’ passà la serata.

Gliò cammino ardea e scoppiettea

parea tutta ‘nallegria,

àglio  lato ci stea no’ mucchio e cennere

appena rammucchiata.

Maria me tenea n’zino e me facea sardà

a tempo de tiriccicchiticcicchiticiccicchiti.

“Marì lassa sta sà monella che la fa cascà”,

dicea Sterina, che era comme ‘na nonna pennù.

“Steteci zitte, che appresso allo rie vè lo piagne”.

Ma vela sera i’ e Maria non sentemmo manco le scoppettate.

Tra glio’ sonno e le risate,

tiriccicchiticcicchiticiccicchiti Maria me ettà m’ezzo alla cennere.

Sterina s’era ‘ngustiata e minaccea lo resto.

Maria se messe  a piagne e pure i’ mezza abbrellata.

“Cillo so’ itto che appresso allo rie ve’ lo piagne,

ma  ‘u facete comme glio ‘ cuzzitto elle Sante Marie

quanno  piagne e quanno rie”.

 

Pia Di Berardino



Tiriccicchiticcicchiticiccicchiti.

 

Si era fatto buio come la pece

ma con un salto stavamo alla casa

di Esterina per passare la serata.

Il camino ardea e scoppiettava

Sembrava un’allegria,

al lato c’era un mucchio di cenere

appena ammucchiata.

Maria mi teneva sopra le gambe e mi faceva

saltellare al ritmo di “tiriccicchiticcicchiticiccicchiti”.

“Maria lascia stare la bambina, la fai cadere” diceva Esterina,

che era per noi come una nonna.

“State ferme, perché dopo il riso viene il pianto”.

Ma quella sera io e Maria

non sentivamo neanche gli spari dei fucili.

tra il sonno e le risate

“tiriccicchiticcicchiticiccicchiti”,

Maria mi lanciò mezzo la cenere.

Esterina si era angustiata e minacciava di darci anche il resto.

Maria si mise a piangere e anche io, un po' bruciacchiata.

“ L’ho detto io che dopo il riso viene il pianto”,

ma voi fate come il cagnolino di Sante Marie

quando piange e quando ride.


Pia Di Berardino